FotoCose | la FotoCosa del giorno
Essere sulla scena di un delitto non è una cosa piacevole, specialmente per chi si è ritrovato ad entrare nella casa del serial killer Jeffrey Dahmer, che esattamente 29 anni fa, il 22 luglio del 1991, veniva arrestato dopo che trovarono nella sua casa di Milwaukee i resti di 11 uomini e ragazzi. Questo anniversario non proprio allegro ci serve però per introdurre la FotoCosa di oggi, che tratta appunto di foto di delitti.
Macabri eventi passati
Angela Strassheim faceva la fotografa forense presso il Miami Forensic Imaging Bureau, e questo l’ha portata, nel 2009, a sviluppare un progetto fotografico piuttosto particolare: Evidence. Questa serie è composta da foto che documentano l’interno e l’esterno di case in cui si sono verificati omicidi familiari.
Dopo aver contattato circa 140 famiglie in tutti gli negli Stati Uniti, solo 18 le hanno consentito l’accesso alle loro abitazioni. Prima di entrare, Angela ha fotografato a colori l’esterno della casa. Queste fotografie di esterni rappresentano solo le case a cui non è stato concesso l’accesso in modo da proteggere la posizione e l’identità dei residenti che invece glielo avevano concesso. I titoli degli esterni includono i nomi delle armi utilizzate nei vari delitti, mentre ha intitolato le fotografie degli interni delle scene del crimine (in bianco e nero) con dei numeri.
Per rendere visibili i resti di sangue, Angela ha utilizzato uno spray, chiamato “Blue Star”, che riattiva le proteine rimanenti sulle superfici e che ha permesso di mostrare le chiazze e gli schizzi anche dopo che le pareti sono state accuratamente pulite e riverniciate.
Ha usato solo la luce ambientale per l’esposizione iniziale della stanza, seguita da una seconda esposizione per un periodo compreso tra dieci minuti e un’ora per catturare il bagliore creato dallo spray.
La violenza nel quotidiano
Le immagini risultanti creano un ritratto inquietante di passate azioni violente in un attuale spazio domestico accogliente.
L’unione delle fotografie a colori esterne e delle scene del crimine interne sottolinea la disconnessione tra luoghi banali e apparentemente benigni e le macabre storie che possono contenere.
Del suo progetto scrive: “Forse abbiamo tutti elaborato una domanda in determinate relazioni amorose: potremmo essere una vittima della violenza o compiere un atto di violenza contro una persona cara per la nostra immensa capacità di provare gelosia, rabbia, rabbia, e disperazione in un momento di estrema emozione? Queste fotografie consentono allo spettatore di intrattenere l’idea che questa situazione possa coinvolgere chiunque di noi.”
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