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Il bacio
Ah, l’amour! Siamo nel 1950, e una coppia di innamorati si bacia lungo le caotiche vie di Parigi, davanti all’hotel De Ville.
La famosissima foto “Le Baiser de l’hôtel de ville” è oggi considerata in tutto il mondo come un simbolo dell’amore, ma (ahimé) dietro a questo scatto si cela anche una storia di processi e di vile denaro.
Nella foto la coppia era stata “sorpresa al volo”, come garantiva la rivista “Life” per la quale Doisneau stava facendo il servizio.
Negli anni ’80 però inizia l’inghippo, quando Doisneau e sua figlia maggiore Annette, sua assistente all’epoca, si incontrano per pranzo con la coppia formata da Jean e Denise Lavergne. I due credevano (erroneamente) di essere la coppia nella foto, e in quell’occasione il fotografo evitò di dire loro la verità perché “non voleva infrangere il loro sogno“.
Qualche anno più tardi il colpaccio: nel 1992 la coppia vide bene di denunciare il fotografo. In base alla legge francese, infatti, un individuo possiede i diritti della propria immagine, pertanto, i due piccioncini portarono in tribunale Doisneau e sua figlia per “aver scattato la foto a loro insaputa“.
Che colpo al cuore! Durante il processo il povero Doisneau si ritrovò così costretto a fare una incredibile ammissione: la foto era stata fatta in posa.
In verità quella ritratta nella foto era la coppia di aspiranti attori formata da Françoise Delbart (allora 20enne) e il suo fidanzato di allora Jacques Carteaud (23enne). Diosneau li aveva appena visti baciarsi, ma al momento non aveva scattato nessuna foto. A tal proposito durante il processo disse: “Non avrei mai osato fotografare persone del genere. Gli amanti che si baciano per strada, quelle coppie raramente sono legittime“.
Quel giorno decise così di avvicinare Françoise e Jacques, chiedendo loro se avrebbero ripetuto il bacio di fronte alla fotocamera: et voilà! Ecco vinto il caso giudiziario contro i Lavergnes (l’altra coppia, gli accusatori).
In verità la relazione tra i due soggetti fotografati durò solo nove mesi e, mentre la Delbart ha continuato la sua carriera di attrice, Carteaud rinunciò alla recitazione per diventare un produttore di vino.
Nel 2005 Françoise (la vera ragazza della foto) affermò che “ci disse che eravamo affascinanti e ci chiese se potevamo baciarci di nuovo per la macchina fotografica. Non ci importava. Eravamo abituati a baciarci. Lo facevamo sempre, era delizioso. Monsieur Doisneau era adorabile, molto discreto, molto rilassato.” Posarono in Place de la Concorde, in Rue de Rivoli e infine nell’Hôtel de Ville. La fotografia è stata pubblicata sul numero di Life del 12 giugno 1950.
Nel 1950 Doisneau donò a Françoise una stampa originale della fotografia, pochi giorni dopo lo scatto con la sua firma e il suo timbro, come parte del pagamento per la sua “opera”. La stampa fu fondamentale anche nella fase processuale, e nell’aprile 2005 Françoise la vendette all’asta per la modica cifra di 155.000 € a un collezionista svizzero non meglio identificato.
Una vita addolcita dalle foto
Doisneau morì solo due anni dopo il processo, il 1 aprile 1994.
Fu definito un “fotografo umanista” e, nonostante fosse passato dall’atroce esperienza della guerra, non volle mai scattare “foto che sudano sangue“. Diceva: “Il mondo che cercavo di far vedere era un mondo dove stavo bene, dove la gente era gentile e dove trovavo la tenerezza di cui avevo bisogno. Le mie fotografie volevano dimostrare che un mondo del genere poteva esistere“.
A chi lo voleva trascinare a fare foto più impegnate socialmente, lui rispondeva: “Questo lo fanno meglio i sindacalisti, io aiuto la gente a modo mio. La mia militanza è la fotografia, perché l’occhio è di tutti, l’occhio è lo strumento dei poveri“.
Diventare fotografi è un atto di disobbedienza, perché la disobbedienza e la curiosità sono i due requisiti principali di questo mestiere. Robert Doisneau
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