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4 marzo 2012 | Religioni ritrovate
Non si sente spesso parlare del Congo, e purtroppo avremmo preferito non sentirne parlare solo a causa di una serie di esplosioni in un deposito d’armi a Brazzaville che, il 4 marzo 2012, provocò più di 250 morti. Anche la scorsa settimana abbiamo sentito parlare del Congo, ma ancora un volta non per una notizia positiva: gli incendi alla Gare de Lyon di Parigi, evacuata per le manifestazioni legate al concerto del rapper Fally Ipupa, considerato a favore del regime del suo Paese.
La verità è che il Congo, così come molte altri stati del mondo “bistrattati” dai media, ci è perlopiù sconosciuto, abbiamo un’idea vaga di cosa ci sia e cosa offra questo stato, disperso tra molti altri stati centrafricani che nell’immaginario collettivo spesso si assomigliano tutti.
Sapevate ad esempio che proprio lì si trova la seconda foresta pluviale tropicale più grande al mondo dopo l’Amazzonia?
L’associazione “Tales of Us” lavora da anni in questa regione dell’Africa, cercando di attirare l’attenzione su questa foresta pluviale in gran parte sconosciuta e su coloro che la chiamano casa.
Tales of Us rifiuta categoricamente il messaggio ambientale comune e basato sulla paura per preservare le regioni che sono fondamentali per l’ambiente globale, preferendo invece raccontare le storie delle persone che vivono lì in un modo completamente nuovo. La mitologia locale, le leggende e le tradizioni che formano la base delle culture che esistevano molto prima della nostra civiltà moderna sono rappresentate dai fotografi ritrattisti più famosi del mondo, in immagini messe in scena ambientate nell’ambiente naturale, ecologicamente vitale da cui provengono.
In quest’ottica, qualche anno fa, ha deciso di approcciarsi al problema in un modo diverso, ed ha invitato il fotografo ritrattista olandese Pieter Henket a collaborare al progetto. Lavorando con gli abitanti locali, il team ha creato una serie di ritratti filmici e surreali che fanno rivivere la magia e i misteri di questa regione, così importante per il pianeta.
I congolesi, i loro miti e la foresta pluviale sono i protagonisti delle fotografie di Henket. Dozzine di bambini che formano la forma di un Mbomo (o Boa Constrictor); oltre un centinaio di donne congolesi riunite ai margini della foresta; Uomini congolesi a caccia di un uccello mitico: queste immagini raccontano la storia di forze soprannaturali che controllano la vita e la morte, di iniziazioni rituali, di leggi della natura che si trovano al di fuori delle leggi umane, dando vita alla magia e al mistero di questo luogo poco compreso e il suo valore incalcolabile per il pianeta.
Henket non è un fotografo che “cattura” la realtà. Costruisce con cura le sue composizioni, stilizzando i soggetti e mescolando luce e colore alla maniera di un pittore. Si riferisce sottilmente ai maestri olandesi del 17 ° secolo, che come olandese conosce a fondo. Per le sue immagini create nella foresta pluviale, ad esempio, ha usato un potente flash per creare un’illuminazione alla “Rembrandt”, evocando un’atmosfera surreale che si lega perfettamente ai miti dei congolesi.
L’artista e filosofo congolese Steve Regis “Kovo” N´Sondé e l’autore pluripremiato Wilfried N’Sondé hanno scritto 24 storie selezionate, che sono state pubblicate in un libro che porta lo stesso nome. Incanalando il battito cardiaco primordiale di uno degli ecosistemi più potenti del mondo e delle persone che ci vivono, i racconti mitologici dei congolesi vengono rivelati come un tesoro di saggezza universale che è sia esistenziale che pragmatico, con il parco nazionale incontaminato di Odzala Kokoua che fa sia da palcoscenico che da attore.
Congo Tales è un’impresa di messaggistica ambientale innovativa e collaborazione interculturale e intercontinentale intesa sia a prevenire la perdita di questo importantissimo bastione della natura, sia a per rivelare il suo valore inestimabile al mondo e al nostro futuro comune in esso.
È un progetto multimediale in corso che spera di introdurre una nuova prospettiva sull’urgenza di proteggere gli ecosistemi più importanti e vulnerabili del mondo e le persone per le quali vivono.
E noi tutti ci auguriamo che ci riesca.
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