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Prima della Street Photography
Il 31 marzo 1976, moriva in un paesino della Francia il fotografo Paul Strand. Nato nel 1890 a New York, in 60 anni ha fotografato l’America, ma anche l’Africa e l’Europa con il suo stile realistico in bianco e nero, decisamente innovativo per il tempo.
Strand è infatti considerato oggi uno, se non il primo, dei fotografi ad aver dato inizio alla “Straight Photography” (fotografia diretta), antesignana della moderna Street Photography.
Come si legge su Wikipedia: “La sua critica nei confronti del pittoricismo storico verteva sul fatto che si rifacesse ad un modello artistico quale la pittura, mentre lui ed in generale la straight photography nord americana ponevano alla base della qualità formale delle loro fotografie proprio il fattore tecnico meccanico che per anni era stato proprio quello che l’aveva distanziata dal mondo dell’arte, che invece vedeva la pittura come arte tout court. Alla luce della rivoluzione del ready made ad opera di Marcel Duchamp la fotografia può quindi ispirarsi al reale senza risultare per questo non artistica“.
Come si intuisce un altro dei suoi meriti, insieme a quello di altri fotografi modernisti del tempo come Alfred Stieglitz ed Edward Weston, c’è quello di essersi battuto per elevare la fotografia allo stato di arte.
Il primo ritratto di strada: Blind Woman
Nel 1916, a New York, Paul Strand scattò una serie di foto di cui solo 17 sono sopravvissute fino ai nostri giorni. Tra queste, una delle più famose è “Blind Woman“, considerato uno dei primi ritratti di strada.
La composizione minimalista, in cui il cartello con la scritta “cieco” e gli occhi della donna ci fanno capire subito e senza troppi fronzoli la sua condizione. Anche senza essere aiutati dall’ambientazione si intuisce chiaramente che la donna sta chiedendo l’elemosina per strada, si nota anche la piccola targhetta con il numero “2622” che rappresenta la sua “licenza da mendicante” come si usava nella New York del tempo.
Strand scattava le sue foto per strada, “rubandole” a persone ignare, senza nessun tipo di interazione con i suoi soggetti, e le utilizzava per documentare la miseria, in modo da smuovere le coscienze, un approccio piuttosto innovativo per l’epoca.
Prima di lui, anche per i limiti imposti dai tempi di esposizione piuttosto lunghi e dalle dimensioni ingombranti delle macchine fotografiche, i ritratti erano tutti fatti “in posa”. Come faceva allora Strand a prendere i suoi “ritratti spontanei“?
Il suo stratagemma era di utilizzare un finto obiettivo che, mentre lui puntava la sua fotocamera da una parte, in verità stava scattando in un’altra direzione.
Strand in Italia: “Un paese”
Uno dei più famosi progetti di Strand è “Un Paese” che, con il suo corpus di 88 foto, fu realizzato negli anni ’40 insieme a Cesare Zavattini. Il fotografo americano visitò in quegli anni il paese di Luzzara nel nord Italia, situato tra Mantova e Reggio Emilia e qui scattò alcune delle sue fotografie più famose, raccontando la storia di questa piccola comunità sopravvissuta nell’Italia postbellica.
Nel video qua sopra, Martin Barnes, curatore della fotografia presso il Victoria and Albert Museum di Londra, ci racconta alcune delle location che fanno parte del progetto: buona visione!
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