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Essere fotografa a inizio ‘900
Nata nel lontano 1883 Imogen Cunningham è conosciuta soprattutto per la sua fotografia botanica, in particolare di fiori. In verità vedremo che durante la sua lunga e prolifica carriera si è occupata veramente di tutto: dai ritratti ai nudi, dai paesaggi industriali alla street photography con risultati davvero d’eccellenza.
A 18 anni, nel 1901, in un mondo dove una fotografa donna era più unica che rara, dopo aver speso 15 dollari per la sua prima macchina fotografica (una 4×5 pollici), iniziò il suo viaggio fotografico che sarebbe durato altri settantacinque anni. La Cunningham all’inizio si dedicò alle piante del suo giardino con risultati decisamente all’avanguardia: uno lavoro composto da forme audaci e contemporanee. Queste opere sono caratterizzate da una precisione visiva non scientifica, ma che presenta le linee e le trame dei suoi soggetti articolate dalla luce naturale e dai loro gesti. Tra il 1923 e il 1925 compì uno studio approfondito sui fiori di magnolia e nel 1933, Cunningham fondò la California Horticultural Society: le sue foto erano così dettagliate e chiare che molti orticoltori e scienziati le usarono nei loro studi e che nel tempo sono poi diventate alcune delle sue immagini più acclamate.
Dopo essersi laureata andò a lavorare per Edward S. Curtis nel suo studio di Seattle, acquisendo conoscenza del business del ritratto e della fotografia pratica, diventando una delle prime fotografe professioniste in America.
La grande Un svolta la ebbe però nel 1932 quando, ormai allontanatasi dal pittorismo, si unì ad altri fotografi tra cui Ansel Adams (di cui abbiamo parlato qui e qui), Edward Weston (che trovate invece qui) e Willard Van Dyke fondando l’associazione nota come gruppo f/64. In un’intervista la Cunningham ha detto a proposito di f/64: “Questo non significa che abbiamo usato tutti una piccola apertura (f/64 appunto), ma eravamo per la realtà. Era di questa che abbiamo parlato. Non essere falsi, sai.”
I ritratti
Tra i più famosi ritratti fatti dalla Cunningham ci sono sicuramente quelli di Frida Kahlo, Martha Graham e Alfred Stieglitz, ma anche dei suoi colleghi Ansel Adams e Edward Weston oltre a numerosi autoritratti.
I nudi
Fino ad un certo punto la maggior parte del suo lavoro era in studio, ma un giorno, andando a fare una arrampicata in montagna con il suo amico Roi Partidge, artista e stampatore di Seattle che srebbe poi diventato suo marito, lo fece posare nudo per alcune foto, successivamente pubblicate sul quotidiano di Seattle Town Crier. Immaginate nei primissimi decenni del ‘900 una donna che fotografa un uomo nudo: scandalo.
Un critico scrisse che il suo lavoro era volgare accusandola di essere una donna immorale, ma la Cunningham replicò schiettamente “Non ha fatto alcuna differenza nei miei affari. Nessuno ha pensato peggio di me“. Tra l’altro la Cunningham era anche conosciuta per scattare foto di se stessa nuda e a tal proposito sua nipote, Meg Partidge, ha anche dichiarato: “I suoi autoritratti mostrano davvero il suo senso dell’umorismo, ed era anche intelligente sulla sua carriera.“
Negli anni ’40 la Cunningham cambiò nuovamente direzione dedicandosi alla street photography documentaristica, che seguì come progetto secondario mentre si sosteneva con la sua fotografia commerciale e in studio.
Continuò a fotografare fino a poco prima della sua morte all’età di novantatré anni, il 23 giugno 1976, a San Francisco.
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