FotoCose | la FotoCosa del giorno
9 giugno 1947: nasce Françoise Demulder
Beirut, Libano, 1976. Una donna palestinese supplica un uomo armato nel quartiere Karantina di East Beirut, noto anche come La Quarantaine. Quella mattina, la milizia Cristiana Falangista aveva attaccato e sfrattato la popolazione di rifugiati del distretto, in gran parte palestinesi, dando fuoco alle loro case e lasciando centinaia di morti. Il massacro di Karantina fu uno dei tanti episodi di violenza che segnarono i primi anni della guerra civile libanese.
Proprio grazie a questa foto la protagonista della FotoCosa di oggi, Françoise Demulder, diventò la prima donna nella storia a vincere il World Press Photo.
La foto era stata addirittura scartata dalla sua agenzia (Gamma), ma venne da lei “ripescata” una volta tornata a Parigi e le fece vincere il prestigioso premio nel 1976, anno dello storico scatto.
Una vita sul campo
Ma facciamo un passo indietro.
Françoise Demulder aveva studiato filosofia e fatto vari lavori, tra cui la modella, e negli anni del flower power, degli hippy e della totale libertà, si innamorò del fotografo Yves Billyin. Con lui andò, inizialmente come turista, in Vietnam con un biglietto di sola andata: da quel momento in poi la sua vita non fu più sua. Dopo ciò, tutto ciò che fece fu “vedere”.
Il suo desiderio di capire meglio la situazione la fece rimanere e senza rendersene conto si ritrovò a diventare una “fotografa di guerra”.
“L’unico modo per guadagnarsi da vivere era fare foto. Non ero affatto un fotografo, ma c’era una grande necessità di foto dal Vietnam. Vendevo circa quattro foto al giorno a un ufficio stampa, perché erano gli unici a pagare in contanti. Non c’è mai stato tanto lavoro come in Vietnam”.
Françoise Demulder nel 1977 alla rivista olandese Viva
In anni in cui era eccezionale per una donna lavorare nel campo della fotografia di guerra, dominato dagli uomini, ottenne la sua prima esclusiva mondiale fotografando i carri armati Vietcong che entravano in città il 30 aprile 1975 segnando la fine della guerra.
Dopo il Sud-est asiatico si interessò ad altri conflitti e storie in Angola, Libano, Cambogia, El Salvador, Etiopia, Pakistan e Cuba. Ha spesso viaggiato in Medio Oriente, dove strinse amicizia con Yasser Arafat, che le affibbiò il soprannome di Fifi, col quale ancora oggi viene ricordata.
Seguì la guerra Iran-Iraq e quella del Golfo, durante la quale fu una dei pochi giornalisti presenti a Baghdad quando la città fu bombardata.
Nel 2003 le venne diagnosticato un cancro alle ossa, e, poco tempo dopo, un errore medico la rese paraplegica.
Dopo anni di dolore, dentro e fuori dall’ospedale, nelle prime ore del 3 settembre 2008, prima che la luce riempisse il cielo, il suo cuore si arrese.
Nelle testimonianze di chi l’ha conosciuta si ricorda sempre il suo sorriso, che la accompagnava anche nei momenti più duri, che fossero in guerra o negli ultimi giorni della sua vita.
- Le FotoCose della Settimana | 39.2020
- La FotoCosa del Giorno | La Cina più vicina
- La FotoCosa del Giorno | Pirati della Somalia
- La FotoCosa del Giorno | La Morte di Alan Kurdi
- La FotoCosa del Giorno | André Kertész
- Le FotoCose della Settimana | 38.2020
- La FotoCosa del Giorno | Dorothea e Ansel: Una Strana Coppia
- La FotoCosa del Giorno | Weegee the Famous
- La FotoCosa del Giorno | Buon Compleanno National Geographic!
- La FotoCosa del Giorno | Armenia 1915