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Il freddo, quello “vero”
Vi ricordate quando, giocando a Risiko, non riuscivate mai a difendere la Jacuzia (situata proprio in Russia e purtroppo attaccabile da ben 3 lati)? Ecco, oggi molti di voi scopriranno (come me) che quella regione si chiama anche Sacha, e che proprio lì si trova il cosiddetto “polo termico“, cioè il luogo con la più bassa temperatura dell’aria al mondo.
Non a caso proprio qui si trova la città di Oymyakon che gode (si fa per dire) del non proprio invidiabile primato del luogo abitato più freddo del pianeta.
Ne parliamo oggi, visto il freddo che è tornato e vista anche la fortuna (immagino) dei giochi da tavolo in questi giorni.
La città più fredda
Cercando un po’ di informazioni troverete dati discordanti sulla temperatura reale più fredda misurata a Oymyakon. Infatti, sebbene sia stata ufficialmente misurata una temperatura di -67,7° C nel 1933, “sembra” che nel 1924 si siano raggiunti i -71,2° C. E dico “sembra” perché si tratta di una stima, in quanto i termometri si ruppero a causa del freddo.
Ora: io amo il freddo, ma a tutto c’è un limite. Quindi, senza dover andare a visitare di persona questi luoghi, li scopriremo insieme grazie alle foto di Björn Steinz (questo il suo sitp web: bjoern-steinz.com) e del suo progetto “The Pole of Cold – Yakutia“
Senza indugiare oltre credo il miglior modo sia quello di lasciarvi leggere direttamente le sue parole.
Il racconto di Björn
La valle di Oymyakon è circondata da alte catene montuose che impediscono all’aria più calda di entrare nella valle, rendendola estremamente fredda in inverno. L’aria fredda non può lasciare la valle e si raccoglie lì per diversi mesi.
Uscire dall’aereo a Yakutsk, la capitale della Repubblica di Sakha, mi ha dato la mia prima impressione del prossimo livello di freddo. Era 39 gradi sotto lo zero e sembrava di camminare in un muro di freddo. Anche la respirazione era difficile.
Domenica mattina presto abbiamo lasciato Yakutsk in un fuoristrada. Eravamo in sette, più l’autista, Dmitrij, e avevamo un viaggio di mille chilometri davanti a noi. Abbiamo attraversato lunghe strade ghiacciate attraverso il fiume Lena, ghiacciato, seguendo l’autostrada M56 Kolyma, conosciuta anche come la “Strada delle ossa” perché fu costruita dai prigionieri Gulag durante l’era di Stalin. Molti di loro non sopravvissero alle condizioni disumane e furono sepolti sotto la strada.
Mentre superavamo la catena montuosa di Verkhoyansk, la strada peggiorava e il nostro ritmo di avanzata rallentava. Il paesaggio era incredibilmente bello. Dopo più di 20 ore, inclusa una pausa per dormire a Khandyga, abbiamo raggiunto la nostra pensione nel villaggio di Kujdusun, a pochi chilometri dal Polo del Freddo.
Durante il nostro viaggio siamo rimasti leggermente delusi perché la temperatura non è scesa di 44 gradi sotto lo zero, ma non avremmo dovuto aspettare molto per sperimentare il vero freddo.
foto di Björn Steinz – bjoern-steinz.com
Gli abitanti dei villaggi attorno al Polo del Freddo lasciano le loro case in inverno solo quando è veramente necessario. Molti di loro si guadagnano da vivere dall’agricoltura e sono anche abili cacciatori. Allevano bestiame e il cavallo Yakut, che è noto per il suo adattamento al clima, compresa la capacità di localizzare e pascolare sulla vegetazione che è sotto la neve profonda.
Una mattina siamo usciti dalla nostra pensione calda a una temperatura di -57 gradi. Questo non era nemmeno vicino al minimo storico di -67,7 registrato a Oymyakon nel 1933, ma faceva abbastanza freddo per noi. Sembrava quasi incredibile che le persone e la natura potessero adattarsi a condizioni così estreme.
Di nuovo al caldo, abbiamo banchettato con carne di cavallo e stroganina – pesce crudo, congelato e affettato – accompagnati da molta vodka, felici di essere arrivati al Polo.
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