FotoCose | la FotoCosa del giorno
Oggi ricorre la Giornata Inernazionale dei rom e dei sinti che ricorda il primo congresso del popolo rom tenutosi l’8 Aprile del 1971.
Cinque anni dopo quel congresso viene pubblicato il libro Gypsies di Josef Koudelka (già ospite delle fotocose qui), lavoro che, per ovvi motivi, diventerà un classico della fotografia documentaria.
Koudelka aveva speso gli anni precedenti girovagando da un accampamento all’altro con uno zaino in spalla, un sacco a pelo e la sua macchina fotografica, documentando la vita delle comunità rom europee, guadagnandosi, tra i gitani che fotografava, il soprannome di Romantico Clandestino.
Di sicuro aveva molto in comune con i suoi soggetti, perché Josef Koudelka è un uomo che ha passato 17 anni senza mai pagare un affitto. In estate girava il mondo zaino in spalla, e in inverno trovava rifugio a casa di amici o sul pavimento della sede parigina della Magnum. Tanto che alla domanda “che lavoro fa papà?”, suo figlio rispondeva candidamente “il nomade”.
Le foto di Gypsies sono state realizzate nei nove anni che vanno dal 1962 al 1971, in un momento di incertezza profonda per la comunità rom, durante il quale molti stati europei misero in atto le prime politiche per integrarla nella società, cosa che implicava l’abbandono dello stile di vita nomade. Benché molti rom fossero disponibili ad accettare offerte di alloggio ed opportunità di lavoro, altri vedevano minacciata la loro identità.
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