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19 marzo 1984 | Muore Garry Winogrand
Il fotografo di strada per eccellenza, ma che odiava essere definito “street photographer“.
Certo è che Garry Winogrand era veloce, vorace, instancabile nello scattare in strada. Morto prematuramente a 56 anni, si dice che abbia scattato circa 5 milioni di fotografie (milione più milione meno), lasciando oltre 2500 rullini ancora da sviluppare.
New York era il suo terreno di caccia, si guardava costantemente attorno e se vedeva una situazione dall’altra parte di un incrocio, correva dall’altra parte della strada per scattare la foto, ignorando il traffico. A lui abbiamo accennato nella FotoCosa dedicata a Joel Meyerowitz, che insieme a lui scattò per anni sulla Fifth Avenue.
Scattare a raffica foto in strada era la sua vera passione e per questo motivo viene definito da alcuni “il primo fotografo digitale“: incurante del numero di pose che aveva già preso continuava a ricaricare un rullino dietro l’altro.
Winogrand è famoso soprattutto per i suoi scatti ipercinetici di pedoni inconsapevoli o diffidenti, realizzati con pellicole in bianco e nero ad alta sensibilità. Le esposizioni relativamente lunghe richieste dal film a colori lo hanno indirizzato verso soggetti più statici: persone sedute invece che in movimento, o in spiaggia invece che sulla strada. A volte trasportava due fotocamere, spesso con un 28 mm: una caricata con pellicola in bianco e nero e l’altra a colori.
Una delle sue mogli (ne ha avute tre) disse che “vivere con lui era come essere sposata con un obiettivo“. Negli ultimi anni qualcuno lo ha paragonato a Vivian Maier per il suo approccio quasi ossessivo al reportage delle strade di New York.
Un mondo in continuo cambiamento
Non è un fotografo che cerca composizioni eleganti. Se inclina la fotocamera non lo fa per sortire un effetto artistico, ma per spremere i dettagli rilevanti. Il suo non è un “momento decisivo” in stile Cartier-Bresson, ma forse un istante subito dopo o appena prima, con un po’ di rallentamento nel tempo, come in un pezzo jazz.
Il lavoro di Winogrand è passato di moda negli anni Settanta, in parte a causa di una nuova ideologia artistica scettica nei confronti di una fotografia “veritiera”, in parte per motivi sociali e politici. L’accusa di aver invaso la privacy delle persone, nel 1975, gli creò grossi problemi con il suo progetto “Women (are beautiful)“, un libro di scatti di donne nelle strade, nei parchi o ristoranti, e a feste o manifestazioni politiche. La temerarietà del progetto oltraggiò le femministe e, in una certa misura, molti altri, facendolo anche denunciare.
Winogrand fece dei cittadini americani il suo soggetto ideale, adatto alla propria visione del mondo fatta di storie laterali, anonime, prive di copione o colpi di scena. Emblematico è il titolo di un recente documentario su di lui di cui potete vedere qui sotto il traile, “All things are photographable”: tutto è fotografabile.
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