Foto Guide | La tecnica fotografica
Parte 1 di 2 | Vai alla seconda parte
La regola dei terzi ammorba la totalità dei manuali di fotografia fin dai tempi del dagherrotipo.
Da sempre si tenta di spiegare la composizione usando regole, regoline e regolette, e quella dei terzi non è neppure la peggiore. A parer mio in testa alla classifica domina indiscussa la sezione aurea. Tutti ne parlano, ma nessuno l’ha mai capita veramente, un po’ come il concetto di trinità o il paradosso dei gemelli.
I più audaci si spingono addirittura a citare la serie di Fibonacci e sbam! Il patatrac è fatto. Torme di fotografi corrono a cercare scale a chiocciola ed esemplari di nautilus su cui scaricare raffiche a 10 fps.
Imporre regole ad un principiante significa avere un cuore malvagio.
Sui manuali di psicologia dello sviluppo tutti si sperticano di lodi per il gioco libero, fondamentale per lo sviluppo cognitivo del bambino. Invece in quelli di fotografia, che dovrebbe essere una disciplina caratterizzata anche da una certa componente creativa, si segano subito le gambe ai novizi stabilendo per legge cosa è bello e cosa è brutto.
Stay human, forget the thirds!
La mia idiosincrasia per le regole di composizione si spiega così: se ti vieto una scelta compositiva, dicendoti che c’è una regola che stabilisce che così non si fa, molto probabilmente tu non ti domanderai da cosa deriva la regola e di conseguenza non capirai mai cosa ti piace davvero né perché.
La accetterai e la seguirai bovinamente, semplicemente perché la possibilità di astenersi dal pensare, legittimata dal fatto che c’è qualcuno o qualcosa che ti dice cosa fare, è seducente: hai un problema in meno di cui occuparti.
Funzioniamo così, c’è poco da fare.
Attenzione, le regole funzionano davvero
Con questo non voglio dire che le regole di composizione siano sbagliate. Quando applicate nel giusto contesto sono sicuramente efficaci, perché si basano sul modo in cui funziona la nostra percezione, che mescola meccanismi innati, comuni a tutta la specie, a schemi acquisiti di lettura della realtà, basati sull’esperienza passata (quindi anche elementi culturali).
Per darmi un tono potrei annoiarvi a morte alzando il ditino indice della mano destra ed enunciandovi i principi fondativi della teoria della Gestalt, ma a quel punto non sarei migliore di chi vi parla della serie di Fibonacci (e farei anche brutta figura perché non la ricordo bene).
Perciò mi limiterò a fare un gioco di prestigio nazional-popolare: Cosa vedi qui sotto?
E’ un dalmata, e ora che lo sai non potrai più fare a meno di vederlo. Questa è l’esperienza passata che te lo mette nel didietro.
Siamo prevedibili, ecco è la verità, ed è per questo che le regole funzionano.
Impara le regole e poi dimenticale
Questo è l’adagio di chi ha la coscienza sporca perchè ti ha appena spiegato la regola dei terzi, ma è perfettamente consapevole che osservare il mondo attraverso una griglia è come farlo da dietro alle sbarre di una cella.
Non ti serve un dogma da apprendere e poi dimenticare. Le regole compositive sono scorciatoie che ti risparmiano la necessità di capire come funziona veramente uno degli aspetti più importanti in una fotografia: la composizione.
Personalmente non sono convinto che imparare velocemente a comporre in modo gradevole, senza capire cosa si sta facendo, sia un bene.
Quando si dice di imparare e poi dimenticare si fa riferimento a due cose:
- Quando scatti, più automatismi mentali hai e più veloce sarai.
- Sì è vero, si fa così, ma nella pratica puoi fare anche il contrario infrangendo le regole.
E questo secondo punto, passatemi il termine, è innegabilmente una paracuXata. Ti sto gratificando dicendoti che puoi diventare un fottuto ribelle, ma soprattutto sto dicendo che ci sono delle regole, ma non devi applicarle sempre, perché esistono altri modi per ottenere una composizione efficacie, ma non sarò io a spiegarteli.
Non lo farò perché non posso: se decidessimo di comporre usando le regole ne servirebbe una per ogni situazione particolare.
Ovviamente così non può funzionare e in più c’è l’effetto collaterale dell’omologazione stilistica.