FotoCose | la FotoCosa del giorno
Il mondo diviso
Nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961 il regime comunista della DDR (Germania Est) cominciò a costruire una barriera che spaccò in due la città di Berlino. Inizialmente il confine fu una semplice recinzione di filo spinato, ma già pochi giorni dopo arrivarono i primi blocchi di calcestruzzo. Stava prendendo forma quello che tutti noi conosceremo come il Muro di Berlino.
La linea sulla quale venne costruito il muro – tracciata a tavolino sul finire della Seconda Guerra Mondiale – non solo creava due Berlino, ma dava vita a due mondi. Era la materializzazione del confine ideale costituito della Cortina di Ferro che, per tutta la Guerra Fredda, separò l’occidente dall’oriente, il sistema capitalistico da quello comunista, il Primo Mondo dal Secondo Mondo, gli amici dai nemici e i buoni dai cattivi.
Inizialmente i berlinesi potevano muoversi liberamente da una parte all’altra della città, ma con l’acuirsi delle tensioni della Guerra Fredda i movimenti vennero limitati. La storia però ci insegna che ogni volta che qualcuno s’inventa un confine, tracciando una linea su un foglio per dividere ciò che prima era unito, fornisce improvvisamente ad una moltitudine di persone un sacco di motivi per valicarlo. E così fu anche per Berlino, tant’é che, tra il 1949 ed il 1961, si stima che circa 2 milioni e mezzo di tedeschi abbiano abbandonato l’est in favore del più ricco ovest.
Era in atto una vera e propria fuga di massa dalla DDR che sottraeva alla nazione professionisti e lavoratori specializzati, incentivando addirittura le diserzioni tra i ranghi dell’esercito.
La soluzione trovata dal segretario del Partito Socialista Unitario della Germania Est, Walter Ulbricht, fu appunto quella di erigere un muro.
Il resto è storia tristemente nota, che terminerà 28 anni più tardi, nel novembre 1989.
La caduta del muro
La caduta del Muro di Berlino sancisce la fine di un’epoca. Di lì a poco la Germania verrà riunificata e la Guerra Fredda si concluderà con la fragorosa implosione dell’Unione Sovietica. il Check Point Charlie diventrà un luogo frequentato da turisti in bermuda (solo nella bella stagione), gli sceneggiatori degli Studios sostituiranno i malvagi comunisti con gli ancor più malvagi terroristi islamici e il mondo non sarà mai più quello di una volta.
Essere a Berlino in quel giorno di novembre significava essere testimoni della storia.
Anthony Suau
Il fotografo statunitense Anthony Suau era lì quando il mondo è crollato, e il suo lavoro gli è valso il primo posto nella categoria Spot News Stories dell’edizione 1990 del World Press Photo.
Di base in Europa sin dal 1987, Anthony aveva già vinto anche il Premio Pulitzer nel 1984 e nel 1996 vincerà la Robert Capa Gold Medal.
Nel 1999 termina il lavoro Beyond the Fall, un progetto sviluppato nei 10 anni successivi alla caduta del Muro di Berlino, che documenta la trasformazione del Blocco Sovietico dopo la fine della Guerra Fredda.
- Le FotoCose della Settimana | 39.2020
- La FotoCosa del Giorno | La Cina più vicina
- La FotoCosa del Giorno | Pirati della Somalia
- La FotoCosa del Giorno | La Morte di Alan Kurdi
- La FotoCosa del Giorno | André Kertész
- Le FotoCose della Settimana | 38.2020
- La FotoCosa del Giorno | Dorothea e Ansel: Una Strana Coppia
- La FotoCosa del Giorno | Weegee the Famous
- La FotoCosa del Giorno | Buon Compleanno National Geographic!
- La FotoCosa del Giorno | Armenia 1915