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C’è qualcosa che mi ricorda ciò che è seguito al bombardamento atomico su Hiroshima, avvenuto il 6 agosto 1945 e di cui oggi è l’anniversario.
Sarà che anche qui siamo in Giappone, ma sarà anche perché si parla di un male invisibile, e per questo ancora più subdolo, in qualche modo simile a quello che ha colpito numerosi dei sopravvissuti all’esplosione, causando sofferenze che continuano ancora oggi.
Ma soprattutto c’è dolcezza e dedizione in questa foto. C’è un’intera storia.
Minamata
Siamo agli inizi degli anni ’70 a Minamata, un piccolo villaggio di pescatori del Giappone meridionale, quando arriva un fotografo americano dalla barba brizzolata. Si tratta di William Eugene Smith, nominato da noi più volte all’interno di questa rubrica.
Smith è accompagnato dalla moglie Aileen, e i due sono lì per un motivo specifico: portare la malattia di Minamata all’attenzione del pubblico. Per fare questo vivranno a in quel villaggio per ben 3 anni.
La malattia di Minamata
La malattia di Minamata è una sindrome neurologica che si presentò per più di 30 anni nell’omonimo villaggio, distruggendo la vita di decine di persone.
La malattia era causata da intossicazione acuta da metilmercurio presente nelle acque reflue dell’industria chimica Chisso Corporation.
I sintomi? Perdita della coordinazione muscolare, danni alla vista e all’udito, difficoltà nell’articolare le parole. In casi estremi disordine mentale, paralisi, coma e morte nel giro di alcune settimane dai primi segni.
Tomoko e sua madre
W. Eugene Smith e sua moglie in quei tre anni fecero migliaia di fotografie, da cui produssero numerosi articoli, mostre e un libro. Smith fu anche attaccato e picchiato dalla Yakuza (la “mafia” giapponese) assunta dalla Chisso, la società inquinante.
Ad un certo punto però Smith si rese conto che era necessaria un’unica fotografia straordinaria che diventasse il simbolo della malattia di Minamata: “[…] Per me il simbolo di Minamata era, alla fine, un ritratto di questa donna [la madre] e della bambina, Tomoko. Un giorno ho semplicemente detto […] proviamo a fare quella foto simbolica“.
I genitori di Tomoko, nata deforme, cieca e sorda, permisero così a Smith di fotografare il corpo nudo della figlia allora quindicenne, con la speranza che potesse attirare l’attenzione sulla difficile situazione di famiglie simili a Minamata e sulle altre vittime dell’inquinamento in tutto il mondo.
La foto, in bianco e nero, ritrae la madre Ryoko che culla la figlia Tomoko nuda, in un tradizionale bagno giapponese.
Fu scattata in un freddo pomeriggio nel dicembre 1971, con Ryoko, Tomoko, Smith e sua moglie Aileen tutti stipati all’interno della piccola stanza.
La foto è conosciuta come Tomoko Is Bathed by Her Mother e con altri nomi alternativi: Tomoko in the Bath, Tomoko and her mother in the Bath, Tomoko Uemura in Her Bath.
Dopo la pubblicazione
La fotografia fu pubblicata per la prima volta nell’edizione del 2 giugno 1972 della rivista Life in un breve reportage fotografico su Minamata, seguito poi dalla produzione di un libro. Grazie a questi, il problema fu portato all’attenzione mondiale, aiutando le vittime ad ottenere il suo riconoscimento ufficiale e il seguente risarcimento.
La famiglia Uemura si trovò sotto i riflettori dei media, e come sempre avviene in questi casi, iniziarono a sorgere alcuni problemi. Iniziarono a circolare voci secondo cui gli Uemura ricevessero in qualche modo denaro legato alla pubblicità. A queste pressioni si aggiunsero anche quelle di alcuni personaggi locali che erano economicamente legati alla Chisso, quindi contrari alla chiusura della fabbrica.
Tomoko Uemura è morta 6 anni dopo, nel 1977, all’età di 21 anni.
La fine
William Eugene Smith è morto l’anno seguente e il copyright delle sue fotografie di Minamata passò alla ex moglie Aileen Smith. Questa si recò a Minamata e decise di concedere il diritto d’autore della fotografia alla famiglia, in modo che potessero avere il diritto di decidere in merito al suo utilizzo.
La madre di Tomoko, a 20 anni dalla morte della figlia, rifiutò di far utilizzare la foto per una riedizione del libro dedicato a Minamata togliendola dalla circolazione. Voleva lasciar riposare tranquilla sua figlia.
Sulla vicenda uscirà quest’anno un film, di cui potete vedere il trailer in fondo all’articolo, nel quale il celebre fotografo è interpretato da Johnny Depp.
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