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In cerca del fotografo/soldato
1992, Vipiteno. Passando accanto ai bidoni della spazzatura, la giovane Samantha Schneider, nota delle fotografie che fanno capolino da una cassa di legno. Prende la scatola e scopre al suo interno circa 4000 fotografie di guerra, senza nessuna indicazione dell’autore.
Stranamente non ci sono scene cruente, pochissime le immagini che ritraggono i corpi di caduti, mai feriti o scene sanguinose.
Il mistero si infittisce e la storia prosegue in modo molto simile a quella di Vivian Maier. Samantha infatti, insieme agli altri che poi seguiranno le indagini, inizia a chiedersi chi possa essere il fotografo dietro a quelle foto. E poi, erano foto “ufficiali” o private? Se nel primo caso era inverosimile che l’autore non avesse consegnato il prodotto dell’incarico assegnatogli, nel secondo sembrava altrettanto difficile che così tante fotografie potessero essere state scattate in una Spagna in preda alla guerra civile.
Andando ad analizzare le divise mostrate nelle foto, si arrivò a individuare un militare italiano appartenente al Corpo Truppe Volontarie, secondo reggimento della divisione “Littorio”, inviato a partire intorno al 1936 in Spagna.
Tramite l’Associazione Nazionale Combattenti Italiani di Spagna, fu così contattato l’ex ufficiale Renzo Lodoli, al tempo appartenente proprio a quel reggimento, che in effetti si ricordava di un tenente sempre intento a scattare foto, che parlava perfettamente tedesco tanto da essere impiegato anche come interprete. Consultando l’elenco ufficiali si riuscì così ad individuare il nome del misterioso fotografo: Guglielmo Sandri.
L’ultimo mattone del mistero si aggiunge quando sui fogli matricolari della provincia di Bolzano fu rintracciato il nominativo Guglielmo Sandri, aggiunto sopra a quello cancellato di Wilhelm Schrefler che portò a rintracciare i parenti del soldato/fotografo, ancora in possesso di tutti i negativi originali.
La storia dietro le foto
Quello che inizialmente era sembrato “soltanto” un insieme di foto di grande interesse storico, mise così in luce la storia del loro autore, Guglielmo/Wilhelm, morto il 24 giugno 1979.
Era nato nel 1905 a Merano e, insieme al fratello Ludwig, rimase presto orfano, adottato poi da una vedova del luogo. Dopo anni di lavori saltuari, scelse l’arruolamento nell’esercito, al tempo una delle poche soluzioni per ottenere una sicurezza economica.
Il nome di battesimo Wilhelm era già stato cambiato d’ufficio in Guglielmo prima del servizio di leva, ma nel 1935 decise di italianizzare anche il cognome. Wilhelm Schrefler divenne così Guglielmo Sandri, come l’omonimo campione di motociclismo di cui era tifoso.
Sandri non era un fotografo professionista, scattò solo per passione, infatti negli archivi militari non è conservata alcuna traccia del suo operato.
La collezione è anche uno degli esempi di come la fotografia in quegli anni iniziò a cambiare radicalmente grazie all’utilizzo delle macchine fotografiche leggere.
Grazie anche alla possibilità di fotografare più agilmente, le sue foto documentano la vita quotidiana dei soldati italiani e spagnoli: soldati che si preparano alla battaglia, momenti di fraternizzazione con i contadini, donne e bambini spagnoli, un soldato che legge una rivista con immagini di donne nude o una processione per il Corpus Domini, ma anche i danni sofferti da molti edifici, monumenti e chiese durante la guerra.
Ad oggi la sua collezione di foto, acquisita nel 2004 dall’archivio provinciale di Bolzano, costituisce la più completa e la miglior documentazione fotografica esistente relativa all’intervento italiano in Spagna.
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