Il 31 Gennaio del 2004 un gruppo vietnamita per i diritti delle vittime di guerra intenta una causa contro le aziende produttrici dell’Agent Orange, un erbicida usato dagli USA per irrorare i campi di battaglia durante la guerra del Vietnam, col duplice scopo di impedire all’esercito vietnamita di rifugiarsi nelle foreste e di distruggere le culture che rappresentavano la loro principale fonte di approvvigionamento. Si stima che tra il ’61 ed il ’71 gli Stati Uniti abbiano riversato sul Vietnam circa 46 milioni di litri di Agente Arancio.
L’Agente Arancio
L’Agente Arancio conteneva TCDD, sostanza che ha causato tumori e malformazioni sia nella popolazione vietnamita che nei veterani di guerra statunitensi. La TCDD è una delle diossine più pericolose e si ritiene che sia entrata massicciamente in contatto con flora e fauna solo in due casi: durante la guerra del Vietnam e in conseguenza del disastro di Seveso.
Le diossine sono una famiglia di sostanze che possono persistere in ambiente anche 20 anni, ma ancora nel 2017 circa il 40% del territorio vietnamita era classificato come sterile, il 4% delle donne incinte riscontravano problemi di malformazione del feto e circa il 6% dei bambini presentavano malformazioni congenite.
Agent Orange: Collateral Damage in Vietnam di Philip Jones Griffiths
Philip Jones Griffiths, fotografo gallese, nel 1966 entra a far parte dell’agenzia Magnum e decide di raccontare ciò che sta accadendo in Vietnam:
Decisi che la cosa più importante da fare fosse appassionarsi a qualcosa, e non c’era bisogno di essere un genio nel ’66 per capire che in Vietnam stava accadendo qualcosa di veramente importante
Il suo obiettivo rimarrà puntato sul Sud Est Asiatico per oltre trent’anni, raccontando la guerra, le sue contraddizioni e la pesante eredità imposta alla popolazione civile.
Con Agent Orange: Collateral Damage in Vietnam, Griffiths ci sbatte in faccia senza troppi complimenti tutto l’orrore che una guerra è capace di produrre.
L’Oscura Odissea di Griffiths
Dark Odissey è un viaggio lungo 40 anni che ha portato Griffiths ad attraversare 140 paesi. Un ritratto delle contraddizioni di un’epoca, la seconda metà del novecento, che mescola amore, morte, frivolezza, politica e violenza, lanciando un messaggio che non è mai stato tanto attuale come oggi:
Ho viaggiato per oltre 140 paesi cercando di dare un senso a tutto questo. Ho scoperto che quasi tutte le mie convinzioni crollavano se sottoposte a un esame minuzioso. La verità spesso è solo uno strumento che serve per l’obiettivo di qualcun altro.
Fotografo e videomaker, dal 2009 si divide tra fotografia di matrimonio e documentaria.
Come documentarista ha pubblicato su National Geographic Italia, L'Espresso e riviste minori. Come matrimonialista ha avuto l’opportunità di lavorare in Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera e Bermuda.
http://www.francescorossifotografo.it/
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