Alessandro Armento, Luisa de Donato, Viviana Marchiò e Adriano Ponte, partendo da differenti background, condividono la visione di una ricerca artistica che indaga la materia nelle sue possibilità espressive e simboliche. Naturale conseguenza di questa premessa è la decisione di dare vita nel gennaio 2017 al collettivo DAMP, acronimo ottenuto con le iniziali dei cognomi di ogni membro, nonché parola inglese per indicare l’umidità, condizione biologica ideale per la nascita di nuove forme di vita. La sigla DAMP racchiude una ricerca variegata, che ha trovato nella formula del collettivo un territorio entro il quale accordare sperimentazioni indipendenti. Il gruppo raccoglie artisti dalla formazione molto diversa – pittura, scultura e decorazione – riuniti attorno ad alcuni nuclei tematici che spaziano dal concetto di attraversamento a quello di sospensione, dall’altrove all’autorialità, fino all’incontro tra singolo e molteplice. Conservando la propria matrice tecnica e la specificità dei percorsi, gli artisti di DAMP danno forma a una visione unitaria.
Le installazioni, composte da superfici essenziali, invitano alla leggerezza celando una approfondita ricerca di materiali e soluzioni formali.
Intervista al collettivo Damp
L’opera: Oasi
ferro, materiale naturale di recupero
Il Collettivo DAMP ha realizzato OASI, un’istallazione ispirata alle parole di Umberto Eco:“la natura vive in quanto operata dall’uomo, definita dall’uomo, prolungata e modificata dall’uomo, […] e l’uomo esiste in quanto una particolare maniera di emergenza della natura, una forma di emergenza attiva e modificante”. All’interno dell’Oasi San Felice il collettivo ha prelevato una zolla di terreno di 1m² che, posta su una lastra di ferro in sospensione, diviene nuovo micro ambiente dagli equilibri precari. La parola oasi rimanda a luoghi gradevoli e incontaminati, santuari che si proteggono da ogni intrusione umana. In realtà, si tratta di nicchie vitali autosostenibili create mediante l’intervento dell’uomo.